27 dicembre 2007

Un anno in più...

Un anno in più, che differenza fa?
potrei dire tanta, potrei dire poca... la verità è che molte cose sono cambiate.

Oggi ho esattamente 21 anni, e mai avrei immaginato di essere così a questa età... quando ero piccola fantasticavo sul fatto che a questa età dovevo essere una donna in carriera, e mille altre cose che non dirò...

Tratto da Il mio demone è SOLITUDINE; continua la lettura…





Commento questo post essenzialmente perché uno vale l'altro. Il blog è spiccatamente intimista, rivolto marcatamente all'interiorità dell'Autrice e al suo innato ottimismo, e lo dimostra già dalla scelta dei colori degni della più antica delle Pompe Funebri (la cui sobrietà è commisurata dalla mancanza delle decorazioni in oro, a mio parere sempre un po' pacchiane). Per quel che mi riguarda, basterebbe quest'analisi frettolosa per allontanarmi seduta stante da quelle pagine in cui l'Autrice riversa — o afferma di riversare — i suoi intimi drammi, le interiori disillusioni, le interne sofferenze: più che una lettura, un'endoscopia.

Insomma, cosa mi ha spinto a scrivere di questo blog? Molto semplice, l'Autrice me l'ha menata. Ed eccomi quindi a navigare in un mare di rimpianti, disillusioni, scialbe — sciape — speranze; speranze in un futuro migliore (e va beh, queste le hanno in molti), speranze di un passato migliore (decisamente più inusuali), speranze di una comprensione da parte del prossimo purtuttavia non ricercata attivamente — almeno, a parer mio; ma questa è una critica che muovo a tanti, troppi forse, miei conoscenti, e che sta quindi perdendo un po' di mordente. Speranze, dicevamo, ma speranze a mio parere finte: quella che mi pare emerga prorompente è una sensazione strana, data dall'osservare gli eventi sotto la lente della predestinazione (periodo confuso, ma non ho voglia di rileggere e riscrivere): predestinazione è però un termine che non rende l'idea che ho in testa, si potrebbe forse parlare di predeterminazione; ogni volta che l'Autrice racconta un evento negativo lo fa col tono di chi dice "ecco, vedete? non era naturale che andasse a finire così?". Irritante, davvero irritante, forse perché rispecchia fedelmente il mio modo di pensare fino a un annetto o due fa — il che, a ben guardare, non va certo a vantaggio dell'Autrice.

Che altro dire… Qua e là emergono brandelli di ritrito buonsenso, e di fatalismo dozzinale. Non entro nel merito del perché l'Autrice sia arrivata a questa forma mentis, alla resa dei conti la conosco troppo poco per esprimere un commento ponderato quindi non emetto critiche o giudizi in merito. Quello che realmente mi intristisce è la mancanza di uno scopo in tutto questo parlare di sé, almeno, di uno scopo chiaro e conclamato: non mi sembra, e spero non, nasca per stimolare il pietismo dei passanti, e se fosse atto a farsi dare ideali pacche sulle spalle… beh, temo siano composte solo da banalità (a tal proposito, vorrei fucilare un anonimo commentatore che, credendo di essere poetico, ha copincollato il testo della canzone di Battiato Prospettiva Nevskj. Lo odio. Ha letto un post in cui si accenna alla neve e ci ha messo la prima citazione sul freddo che gli è venuta in mente. A chiunque interessi capire appieno quella bellissima canzone, segnalo questo argomentato commento).

Non ci piglio il verso. Leggo questo blog solo perché conosco l'Autrice, e mi sembra una forma di rispetto assimilare i concetti che lei crede sia giusto gli altri sappiano. Una forma di rispetto, dicevo, ma se sia per lei o le sue tette… beh, tra i due casi non mi è ancora dato discernere.

17 dicembre 2007

Natale dietro la collina






Tratto da Zabriskie Point; continua la lettura…





Questo è un commento preventivo. Il mai abbastanza lodato Matte ancora non ha partorito (credo) il contenuto del post che a questo punto è tenuto a scrivere. Quale potrà mai essere l'argomento che mi spinge a scrutare con così tanta insistenza tra le brume del tempo che verrà?

Vorrei cantare insieme a voi
in magica armonia (…gica armo…)
auguri Coca Cola e poi
un coro in compagnia (canta insieme…)


Credo in molti la ricordino. Per quanti anni ci ha accompagnato per tutto il tempo delle feste (che ai tempi, voglio ricordarlo, iniziava dopo l'8, e non a fine ottobre come il costume attuale prevede). Matte parlerà di questo, con quell'austera saccenza che tanto appassiona grandi e piccini. Introdurrà lo svolgimento con una breve narrazione dell'antefacto che l'ha portato con le dita sulla tastiera, e si schernirà come suo solito per la scelta dell'argomento, quasi questo rivolgersi alle radici storiche e culturali della nostra società possa in qualche modo abbassare (innalzare?) il livello del suo blog. Tirerà fuori forse qualche critica all'americanismo di allora, magari sottolineerà come l'unico elemento maschile che effettivamente salta all'occhio sia un giocatore di rugby americano. E poi si lancerà nel solito revisionismo emotivo, probabilmente millantando atmosfere di caldo affetto familiare che, oggettivamente, nessuno ricorda.

Accortosi di essersi infilato in un ginepraio senza uscita, il nostro cercherà una facile via di fuga nell'analisi della musica, ritrovando note forse dickensiane, forse lapponi, a seconda di quanta sia la sua disperazione argomentativa in quel momento. A questo punto, finita ogni possibilità di tirare fuori argomenti nuovi per prolungare ulteriormente l'agonia del suo post, tenterà una repentina virata. Addurrà una sua non-volontà a lasciare il lettore con il video dello spot in questione, e con un doppio carpiato esplicativo troverà il modo di passare a qualche altro spot anni '80, probabilmente ricollegandosi ad un suo post di qualche tempo addietro e ricadendo su quello della Elba Innocenti.

È per questo che, contrariamente al solito, il filmato lo metto io. La prevedibile aleatorietà degli interventi del Nostro mi spinge a premunirmi, e sottoporvi questo piccolo brandello di storia — a me tanto caro da spingermi a salvarmelo addirittura sul cellulare, in modo da poterlo infliggere a chiunque durante lo Scambio dei Regali Idioti la vigilia di Natale.



E, detto questo, le solite banalità: buone feste.

3 dicembre 2007

Corsi e ricorsi

È un argomento che mi affascina da sempre, e che trova applicazione negli ambiti più svariati: la ricorsione, il ritorno di un ente a se medesimo con generazione di effetti talvolta bislacchi; mi affascina, e talvolta mi sconcerta anche un po'. Ricordo che il primo incontro tra me e la retroazione avvenne su un libro di Piero e Alberto Angela, "la straordinaria storia dell'uomo", nel mezzo di una spiegazione del come si sia passati dall'intelligenza animale a quella umana (ammesso e non concesso esista una sostanziale differenza tra le due, cosa che non viene certo comprovata dall'osservazione etologica di molti calciatori e/o calciofili in generale). In quell'ambito, i due buontemponi si lanciarono in un simpatico giochetto: elencando in una lista enumerata con lettere 6 possibili cause/effetti dell'aumento dell'intelligenza umana, e sfidando il lettore a metterle in un possibile ordine cronologico, proposero come possibile la sequenza F-E-D-B-A-C — per i meno osservatori, feedback. In seguito lo stesso mi saltò fuori cercando di capire perché casse e microfoni fischiano se avvicinati, per poi chiarirsi definitivamente quando cercai di indagare gli attrattori strani con quella povera bestia di linguaggio di programmazione che era il qbasic.

Era una cosa meravigliosa…prendi un numero, lo mastrussi in qualche maniera e trovi un altro numero; prendi anche questo, lo mastrussi nella stessa maniera e trovi un altro numero, ripetendo questa procedura un tot di volte ed avvicinandoti sempre più ad un numero limite, l'attrattore. E questo indipendentemente dal numero di partenza. Cambi lievissimamente i parametri del mastrussamento e scopri che la sequenza si fissa nella ripetizione di due, tre, N valori. Cambi ancora di un pelo e scoppia il caos, l'ordine scompare, i numeri si susseguono senza alcun senso. Ma stai facendo le stesse cose di prima! Com'è possibile che l'armonia di una frazione infinitesima prima si trasformi in quel rumore bianco?

La ricorsione è la più pratica scorciatoia dell'uomo per arrivare all'infinito: lo riduce in una sequenza breve di passi, lo rende maneggiabile. Mi piace osservarla anche nella gente che mi circonda: qualcuno esprime un'idea secondo il suo (pre)giudizio, chi lo ascolta la commenta, ed il primo la ricommenta secondo gli stessi canoni di prima. Quello che mi lascia perplesso è che, spesso, diversamente che tra i numeri gli esseri umani vedono andare a zero il livello della loro conversazione, specialmente se gli elementi di feedback aumentano di numero; insomma, più gente c'è, maggiori saranno le possibilità di decadere nel luogo comune, o nel reciproco disinteresse: in entrambi i casi, il flusso di concetti scende a zero.

Tratto da Belinde's Tales; continua la lettura…





Troviamo in queste righe un Belinde al suo splendore divulgativo, il che ci denota quanto voli basso il suo talento; prende un argomento di sicuro disinteresse e vi ricama sopra voli pindarici su argomenti di altrettanto grande disinteresse. La citazione semi aneddotica di un libro di Piero Angela è misura della conoscenza marginale degli argomenti trattati, ma l'Autore la sfoggia con la sicumera di un'aragosta cui hanno detto che in cucina la maionese è finita. Il lettore inizia la sua avventura nel testo con la serena convinzione che l'Autore abbia un qualche filo logico da seguire; forse ne era convinto l'Autore stesso, ma ben presto ogni speranza di rinvenire una qualche consequenzialità viene disattesa. Il rapido excursus matematico è solo una breve parentesi prima di quegli argomenti che tanto cari stanno all'Autore, ovvero quelli di psicosociologia spicciola in cui può espettorare tutto il suo disprezzo per chi — come del resto è norma nella razza umana — riesce ad instaurare una forma di comunicazioni con altri esseri viventi. Non adduce prove, nè rigorosi ragionamenti logici, si limita ad enumerare una serie di suoi cliché mentali, non evitando di inserire anche sprazzi di consolidata misantropia.

L'Autore, col suo stile saccente e superiore, pare volerci dire "poveri imbecilli, voi che tentate di capire la mia aulica prosa inconsci della vostra incapacità"; punto di vista questo che potrebbe anche essere apprezzabile, se fosse esposto da qualcun altro. Bisogna tuttavia riconoscere un pregio, in questo tutto sommato inutile post: l'oggetto stesso della discussione, la ricorsione. È un argomento che mi affascina da sempre, e che trova applicazione negli ambiti più svariati…